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Giovani caregivers: la cura invisibile

20 luglio 2023

Giovani caregivers: la cura invisibile

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In letteratura il termine Young Carers si riferisce a giovani, a volte anche bambini, che si prendono cura assiduamente di un familiare adulto (un genitore, un fratello o una sorella, sovente anche un nonno) assumendosi un carico di responsabilità che solitamente viene svolto da un adulto.

Si tratta di un fenomeno difficile da indagare e che spesso viene intercettato nel momento in cui i ragazzi, a causa del loro carico di cura si trovano loro stessi in una situazione problematica sia per la loro stessa salute sia per il loro percorso scolastico/professionale.

Gli ultimi dati disponibili (Istat 2020) ci dicono che sono 391.000 i bambini e i giovani adulti (15-24 anni) con compiti di cura e assistenza, corrispondenti al 6,6% dell'intera popolazione (dato raddoppiato dal 2015).

La ricerca “Giovani caregivers: la sfida della cura tra le generazioni”, condotta da Donatella Bramanti e Maria Letizia Bosoni, ha dato voce alle esperienze di giovani caregivers impegnati nella cura di familiari adulti e si è svolta in collaborazione con alcune realtà di Terzo settore ha esplorato i loro percorsi di transizione alla vita adulta per comprendere i fattori di rischio e protettivi.

Sono stati intervistati 14 caregivers, ventenni e trentenni, soprattutto donne, che si prendono cura o si sono presi cura assiduamente di familiari stretti, in particolare genitori con malattia psichiatrica o neurologica degenerativa, fratelli o sorelle con disabilità ed anche nonni anziani non autosufficienti.

I nuclei familiari entro cui sono inseriti gli intervistati coincidono con la famiglia nucleare, ovvero i genitori (non sempre entrambi) ed eventualmente qualche fratello o sorella. La rete familiare allargata è pressoché assente o limitata a qualche parente e questo si traduce in un forte senso di isolamento. Sono famiglie in grave difficoltà anche a chiedere aiuto.

È presente una ristretta rete di supporto di tipo istituzionale (assistenti sociali, psicologi, associazioni…) che tuttavia non è sufficiente ad alleviare la percezione di solitudine e sovraccarico del giovane caregiver e del nucleo familiare. Il welfare istituzionale non riesce a intercettare queste situazioni perché necessita di essere attivato su richiesta dell’utente ed è quindi legato alla capacità dei caregivers di richiedere aiuto. L’esperienza di questi giovani risulta pertanto fortemente impegnativa, faticosa, stressante e totalizzante.

I giovani vivono una forte ambivalenza tra sentimenti di solidarietà e obbligo intergenerazionale ma questa tensione è accettata e non si traduce in sentimenti negativi nei confronti dei familiari fragili.

Il panorama che se ne ricava è quello di giovani che mostrano una grande resilienza e hanno gestito positivamente il passaggio alla vita adulta, non senza rischi. Quasi tutti sono riusciti, nonostante le difficoltà, a concludere gli studi, stanno portando avanti la propria carriera universitaria o professionale con tenacia e con voglia di realizzarsi. Qualcuno ha riferito di essere cresciuto troppo in fretta. Tuttavia, si riconoscono le risorse e le competenze che questa esperienza ha fornito, risorse che vanno oltre la dimensione individuale (la cura come importante dote della persona) e che vanno anche oltre la dimensione generazionale. Questi giovani si portano a casa il valore della cura per l’altro (il prossimo), cosa di non poco conto.

 

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