FamILens

Il FamILens è un modello per l’analisi dell’impatto di politiche e pratiche sulle relazioni familiari, basato su 6 principi che nel campo delle politiche pubbliche, dei servizi alla persona, del welfare aziendale vanno assunti come criteri orientativi, affinché vengano prodotte ricadute positive sulle famiglie. Il presupposto su cui si fonda è che qualsiasi decisione venga presa nell’ambito dei servizi, delle politiche, del mercato, ecc., che si voglia o no, interferisce con la vita quotidiana delle famiglie e il loro benessere. Saperlo e agire di conseguenza migliora sia l’azione di chi opera, sia la vita delle famiglie e di conseguenza quella della società.

Pur parlando di impatto familiare, il FamILens non misura indicatori strutturali, ma sulla base di evidenze provenienti dalle ricerche e di noti approcci teorici come quello delle capabilities, presuppone che, laddove venga promosso il benessere della famiglia, inteso soprattutto come capacità di far fiorire le proprie potenzialità ed essere generativa, si generi un circolo virtuoso che predice qualità positive nelle generazioni presenti e future. Ci sono, infatti, numerosi studi che mostrano quanto sia importante rafforzare le competenze genitoriali e promuovere la stabilità e serenità delle relazioni familiari per favorire uno sviluppo positivo dei giovani e aumentare la probabilità di essere cittadini collaborativi e competenti.

FamILens nel dettaglio

In sostanza, il FamILens individua quali fattori predittivi del benessere delle famiglie il fatto che esse 1) si sentano riconosciute nelle funzioni imprescindibili che svolgono per la società, 2) riescano ad affrontare e superare i momenti critici che possono mettere a repentaglio l’equilibrio faticosamente raggiunto, 3) abbiano le competenze necessarie per gestire nel modo più efficace la complessità quotidiana, 4) si sentano riconosciute nella loro unicità, 5) avvertano di avere voce in capitolo nelle decisioni che le riguardano, 6) vivano in un contesto relazionale che le supporti e dove possano socializzare i propri problemi.

I sei principi sono quindi: 


1. Responsabilità della famiglia: politiche, servizi e interventi dovrebbero avere l’obiettivo di sostenere e restituire titolarità alle famiglie rispetto alle funzioni che svolgono per la società e per il bene comune – procreazione, cura ed educazione dei figli, cura e assistenza reciproca, in particolare per i membri fragili, sostegno economico. La sostituzione delle famiglie nelle funzioni loro proprie dovrebbe essere adottata solo come ultima spiaggia. Anche tutto ciò che ostacola lo svolgimento di tali funzioni dovrebbe essere rimosso. Va assolutamente evitato, tuttavia, di intendere il sostegno come delega alla famiglia, ma piuttosto – in linea col principio di sussidiarietà – come attribuzione alle famiglie delle risorse necessarie a portare adeguatamente a termine le funzioni che svolgono a vantaggio del bene comune. Va sostenuta inoltre la responsabilità reciproca dei membri gli uni nei confronti degli altri e un’equa suddivisione dei compiti, al fine di evitare il sovraccarico femminile e aumentare il gender gap.

2. Stabilità della famiglia: politiche, servizi e interventi dovrebbero incoraggiare e rafforzare in ogni modo l’impegno e la stabilità di coppia, coniugale, genitoriale e familiare, soprattutto quando sono implicati i figli, e quando si determinano eventi critici sia normativi, sia non normativi (nascita dei figli, adozione, separazione/divorzio, malattia, morte, perdita del lavoro, ecc.) che potrebbero destabilizzare gli equilibri precedentemente raggiunti e compromettere la solidità delle relazioni.

3. Relazioni familiari: politiche, servizi e interventi dovrebbero riconoscere la forza e la persistenza dei legami familiari, sia positivi che negativi, e cercare di promuovere e sostenere solide relazioni di coppia, coniugali, genitoriali e intergenerazionali. Le relazioni familiari e intergenerazionali, infatti, laddove ci siano adeguate conoscenze, competenze comunicative, strategie per la risoluzione dei conflitti, e competenze di problem solving, sono il luogo dove si attua la composizione delle reciproche aspettative dei membri (anche legate ai ruoli che ricoprono al di fuori della famiglia), generando un benessere sovraindividuale di cui beneficiano le famiglie stesse e l’intera comunità.

4. Diversità delle famiglie: politiche, servizi e interventi dovrebbero agire per ridurre le disuguaglianze sociali e predisporre soluzioni personalizzate, coerenti con l’appartenenza culturale, etnica, religiosa, la situazione economica, la struttura familiare, il contesto geografico, la presenza di bisogni speciali, la fase della vita. Soluzioni standardizzate infatti potrebbero avere ricadute diverse (se non effetti perversi) su differenti tipi di famiglie e incrementare le disuguaglianze.

5. Coinvolgimento della famiglia: le famiglie dovrebbero essere coinvolte attivamente nella progettazione e realizzazione delle politiche, includendo rappresentanti delle famiglie nei tavoli di programmazione a livello nazionale e locale. Andrebbe incoraggiata la collaborazione tra operatori e famiglie, prevedendo pratiche relazionali e partecipative che consentano alle famiglie di contribuire col loro sapere esperienziale all’individuazione delle soluzioni più coerenti con la propria cultura e struttura familiare e con le aspettative dei diversi membri. Andrebbe riconosciuta la maggiore efficacia degli interventi che fanno leva sulle risorse familiari e la maggiore capacità di rispondere alle aspettative delle famiglie di politiche progettate con il loro contributo diretto.

6. Promozione delle reti familiari: politiche, servizi e interventi dovrebbero riconoscere la funzione positiva delle reti di supporto sociale, nel contrasto all’isolamento, nella promozione del senso di appartenenza, nell’aumento della resilienza e della capacità di agency. Andrebbe quindi promossa in ogni contesto la creazione di legami tra famiglie sia di tipo informale, sia di tipo formalizzato come l’associazionismo familiare.

L’idea di mettere a punto il FamILens deriva dalla constatazione che i concetti di sostegno alla famiglia e di impatto familiare rimangono fortemente astratti e vengono raramente tradotti in azioni concrete. Appare quindi urgente richiamare con forza la necessità di mettere in atto una vera e propria rivoluzione culturale nel policymaking e nella pratica d’intervento, che consenta di uscire dalla retorica e imboccare la strada di una costante ed estesa analisi dell’impatto familiare di politiche e pratiche.

Per perseguire tale obiettivo, dopo un’attenta ricognizione nel panorama internazionale, si è deciso di appoggiarsi al modello che sembra avere il maggiore credito e la maggiore diffusione sia nel policymaking, sia nella letteratura sull’argomento.

Il modello del Family Impact Lens, sviluppato compiutamente, attraverso la pubblicazione di un Rationale e di un Handbook, dal Family Impact Institute della Purdue University (IN), sistematizza i risultati di decenni di ricerche, classificandoli in un numero ristretto di categorie, semplici da capire e da trasmettere a chiunque, in grado di stimolare la riflessività in modo immediato. Tali categorie vengono tradotte in 5 principi da cui policymakers e operatori dovrebbero lasciarsi interrogare, nei processi decisionali e della pratica d’intervento. Essi sono 1) Responsabilità della famiglia; 2) Stabilità della famiglia; 3) Relazioni familiari; 4) Diversità delle famiglie; 5) Coinvolgimento delle famiglie.

Le ricerche condotte in Italia dal 2018 hanno portato a definire nel 2023 una versione che aggiunge un principio e formula in modo più coerente con le caratteristiche del welfare italiano i 5 principi originali. È una versione in costante aggiornamento.

Nel 2019 nasce entro il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia il Family Impact Team, al fine di promuovere ricerche e action-research, basate sull’applicazione di un modello specifico per l’analisi dell’impatto di politiche e pratiche sulle relazioni familiari.

Il modello è strettamente connesso con quello messo a punto da un gruppo di ricercatori statunitensi nel 2012 (il Family Impact Lens), dopo un percorso più che ventennale di studi e ricerche in cui sono state utilizzate due precedenti versioni, del 1988 e del 2000.

L’incontro col modello statunitense è avvenuto nel 2017, nell’ambito di un seminario internazionale – Il Family Impact Lens: un approccio focalizzato  sulla famiglia per le politiche e gli interventi – promosso dal nostro Centro insieme al Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia), in cui l’ideatrice del modello, Karen Bogenschneider, allora appartenente al Family Impact Institute della Purdue University (Indiana, USA), è stata invitata a presentarlo e a discuterlo con accademici, policymaker e operatori italiani. In quell’occasione si è compreso che la decennale esperienza nello studio delle buone pratiche nei servizi per la famiglia, da parte di un gruppo di ricercatori del nostro Centro, poteva trovare nel modello un valido strumento per sistematizzare quanto fatto finora e aprire nuove piste di ricerca e intervento.

Da allora, sono stati avviati numerosi progetti in cui il modello è andato affinandosi e adattandosi in modo sempre più coerente col contesto italiano. Per questo motivo, per valorizzare la specificità dell’esperienza italiana, nel 2020 è stato depositato il marchio FamILens, che richiama il Family Impact Lens.

Il lavoro del FamILens Team è volto a promuovere un dialogo virtuoso e circolare tra policymakers e ricercatori, con l’obiettivo di verificare quanto e come i vari interventi di politica pubblica (interventi per le famiglie, ma anche interventi nell’ambito delle politiche sociali, sanitarie, educative, urbanistiche, di sviluppo economico) ricadono entro le relazioni familiari e modificano – in positivo o in negativo – le condizioni di vita e di benessere delle famiglie, nelle loro diverse forme strutturali e condizioni socioeconomiche.

La necessità di analizzare costantemente l’impatto familiare di politiche e pratiche è stata sempre all’attenzione dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia che richiede, sia nel Piano Nazionale per la Famiglia del 2012 che in quello del 2022, che la VIF (Valutazione d’Impatto Familiare) diventi azione strutturale.

Il FamILens ha una notevole affinità con l’approccio relazionale e simbolico in psicologia, perché guarda alla famiglia come a una relazione sociale cruciale, il cui benessere genera benessere per l’intera società; per questo motivo è necessario che nel policymaking e nella progettazione di servizi e interventi per la persona si assuma un approccio “think-family”, che pensi la famiglia laddove generalmente si vede solo l’individuo (approcci individual-based), riconoscendo l’imprescindibilità dei legami a cui ciascuno è annodato.

Il FamILens è un modello evidence-based, suffragato da una mole consistente di ricerche empiriche: a quelle che hanno fatto da sfondo alla versione statunitense si sono aggiunte quelle che hanno sostenuto gli adattamenti italiani, tra cui gli studi sul capitale sociale familiare, sui rapporti intergenerazionali, sulla generatività e sull’associazionismo familiare.

Le ricerche svolte a partire dal 2018 hanno condotto a integrare il FamILens entro un framework comunitario e ne è nato un nuovo modello, denominato FamILens.COM, che ha la finalità di analizzare la capacità del sistema di welfare entro il quale i servizi vengono erogati di corrispondere a un ideale di community welfare, nel quale la famiglia ha un posto centrale, poiché si riconosce che benessere delle famiglie e benessere della comunità in cui le famiglie vivono sono strettamente interrelati. Il nuovo modello è articolato su 4 “principi”: il welfare deve essere plurale, sussidiario, partecipativo, e avere un approccio think-family, ovvero compatibile coi principi del FamILens:  

Modello plurale: Politiche e servizi devono essere progettati e realizzati da una pluralità diversificata di soggetti/stakeholders in rete o partnership formalizzata o da équipe multidisciplinari;

Modello sussidiario: Politiche e servizi devono attivare e valorizzare le potenzialità e le capabilities dei beneficiari, avvalendosi di interventi family-based/family-centered/whole-family;

Modello partecipativo: Politiche e servizi devono avvalersi di strategie e strumenti di co-progettazione, co-produzione, co-valutazione, che includano tutti gli stakeholders e i beneficiari finali (le famiglie);

Modello family-oriented: Politiche e servizi devono essere attenti alle ricadute sulle relazioni familiari, secondo i principi del FamILens.

 

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