Sulla selezione degli embrioni e la manipolazione delle notizie

28 giugno 2011

Sulla selezione degli embrioni e la manipolazione delle notizie

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Una coppia italiana affetta da fibrosi cistica, che ha già un figlio con questa patologia genetica, ha fatto ricorso al Tribunale europeo dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, saltando così i previsti passaggi giuridici nazionali. Per la coppia, la Legge 40, che impedisce la selezione embrionale, violerebbe il loro diritto alla vita familiare e a non essere discriminati.

La notizia è che la Corte Europea ha dichiarato "ammissibile" tale ricorso. Molti commentatori e molti media hanno, però, riportato la vicenda come se si fosse trattato di un pronunciamento definitivo. In realtà, il ricorso è stato appunto solo dichiarato ammissibile e non "accolto" nel merito, dunque non c'è a oggi alcun pronunciamento da parte della Corte. Questa impostazione mediatica, chiaramente capziosa, sembra sottendere una strategia comunicativa ideologica volta a creare nel nostro Paese un clima culturale favorevole a un progetto eugenetico e a una trasformazione radicale del senso della generazione e del venire al mondo.

In ogni caso, Il Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica ricorda che non ha alcuna consistenza teorica l'idea di un diritto ad avere un figlio sano, che per di più si trasforma nel diritto all'eliminazione del figlio malato. Ciò non significa sottovalutare o ignorare l'umanissimo desiderio di generare figli sani, ma questo dovrebbe piuttosto far comprendere la necessità sia di uno sviluppo delle ricerca sia di un'accoglienza incondizionata.

Non sarà certo il fatto che alcune leggi in Europa possano aver aperto la possibilità della selezione embrionale a far tacere la coscienza critica di coloro che non si arrendono alle silenziose forme di un'eugenetica liberale.

Nota stampa

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