In merito al "caso Tresoldi"

06 novembre 2013

In merito al "caso Tresoldi"

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Il Centro di Ateneo di Bioetica esprime solidarietà a Max Tresoldi, violentemente e gratuitamente offeso dalla dott.ssa Alda d'Eusanio durante un servizio dedicato alla sua storia andato in onda lunedì pomeriggio nel corso della trasmissione "La Vita in diretta" su un canale della televisione pubblica.

Max è un giovane uomo uscito nel 2001 da uno stato vegetativo durato 10 anni, un uomo che ha dichiarato che "vedeva e sentiva tutto ma non sapeva come dirlo". Un uomo che ha parzialmente e a fatica recuperato alcune funzionalità anche grazie alle cure instancabili della sua famiglia e che oggi viaggia in tutta Italia testimoniando l'importanza della cura e della speranza. Un uomo a cui è stato detto, in diretta, in collegamento televisivo tra lo studio Rai e casa sua, che la sua non è una vita degna di essere vissuta.

Il Centro di Ateneo di Bioetica, che da anni intrattiene, anche con l'intera famiglia Tresoldi rapporti di collaborazione e riflessione comuni sui temi della disabilità e della giustizia, afferma convintamente che un fatto così grave esige provvedimenti adeguati. Questo episodio mette per altro in dubbio la professionalità del produttore del programma, del direttore e della stessa Rai.

Ci auguriamo che l'Ordine dei giornalisti, sempre che la dott.sa D'Eusanio ad esso appartenga, prenda una chiara posizione di distanza su quanto accaduto.

Il pregiudizio espresso dalla D'Eusanio, che offende tutte le persone che si trovano in condizioni di disabilità, è una riprova di come l'ignoranza e l'angoscia di alcuni "sani" possano generare forme di violenza verbali e culturali inaccettabili e di inquietante discriminazione sociale.

A quanto pare, non basta nemmeno la Convenzione Onu dei diritti delle persone con disabilità per garantire un minimo di rispetto per le persone.

Nota stampa

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