Ancora Antigone, nel Terzo Millennio? Questo saggio mostra quanti e differenti motivi ci inducano a rileggere e ripensare la tragedia di Sofocle, testo sempre moderno che nella storia è stato oggetto di diverse interpretazioni filosofiche e riscritture teatrali – da Hegel a Zambrano, da Anouilh a Brecht – e che resta capace di proporre differenti piani di racconto dell’umano: quelli della libertà, della disobbedienza civile, della cittadinanza e dell’identità individuale. Antigone, del resto, non cessa di essere attuale: fiera e reattiva malgrado il dolore che la polis le infligge, di fronte a una legge che reputa ingiusta la giovane tebana rivendica, per sé come per gli altri, di disobbedire al tiranno e al suo editto ‘sbagliato’; come pure, sorprendentemente, rivendica il ‘diritto di piangere’ e di portare il lutto pubblicamente, per denunciare l’ingiustizia subita, come ‘donna’ e come ‘cittadina’, in una città diventata di colpo disumana.
Un saggio per riflettere, ancora oggi, ma mai abbastanza,sugli effetti rovinosi di una ragione di Stato dispoticamente applicata, che batte la coda negli interstizi del male banale, spingendoci ogni volta più lontano dalle leggi degli dei, dai diritti umani e dall’uomo stesso. Il lettore si trova, allora, a interrogarsi sull’obbligo morale del ‘restare umani’, a esplorare il problema del ‘riconoscimento reciproco’ e della necessità di recuperare, in prima persona, la ‘perduta umanità’.