Università Cattolica del Sacro Cuore

La conciliazione famiglia-lavoro ai tempi dell’emergenza sanitaria: intrecci possibili

 

Famiglia e lavoro, fortemente trasformate da cambiamenti demografici e tecnologici, hanno profondamente mutato la natura della loro relazione: la visione dicotomico-conflittuale, a lungo dominante, sta lasciando il posto ad una concezione dinamica dei due ambiti, interessata ad indagarne la permeabilità e possibilità di ridefinizione degli stessi in diversi momenti della nostra vita.

La parola che sembra maggiormente descrivere tale relazione è «intreccio»: essa rende bene l’idea della intricata ricomposizione degli ambiti familiare e lavorativo ponendo tuttavia l’attenzione non tanto sulla conflittualità degli stessi, implicita nel termine conciliazione, quanto sulla necessità di una loro articolazione sensata.

Di qui il volume Famiglia e lavoro: intrecci possibili (Studi interdisciplinari sulla famiglia 31, Vita e Pensiero, Milano 2020) curato da C. Manzi e S. Mazzucchelli che ha visto la luce a pochi mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Quest’ultima ha rimescolato le carte anche su questo tema consentendo peraltro di aprire nuovi scenari come è emerso da un interessante webinar dedicato al tema famiglia e lavoro al tempo del Covid tenutosi il 4 febbraio che ha visto dialogare le autrici del volume con illustri esperti quali Laura Sabbadini (ISTAT), Ulrike Sauerwald (Valore D), Francesca Rizzi (Jointly. Il welfare condiviso) e Claudio Lucifora (economista). Il tutto moderato da Stefania Aloia (La Repubblica).

Ne è emerso un ricco panorama che ha evidenziato la pesante condizione delle donne particolarmente sotto pressione durante l’emergenza sanitaria che le ha viste gravate su più fronti da quello relativo ai figli, ai genitori anziani e allo smartworking. Il dialogo non si è però limitato all’analisi dei problemi emersi ma si è anche cimentato con la sfida di suggerire possibili proposte per realizzare un intreccio più efficace tra ambito familiare e lavorativo. È infatti la famiglia lo snodo centrale, visto che la nascita del primo figlio è l’evento critico che segna l’uscita delle madri dal mercato del lavoro. Ma proprio il bene rappresentato dal generare e farsi carico responsabilmente di una nuova generazione fa porre il problema della cosiddetta conciliazione famiglia-lavoro nei suoi termini propri, come tema che tocca non solo le donne, ma donne e uomini congiuntamente di fronte ad un «bene comune», vitale alla stessa sopravvivenza nonché al benessere della società.

Mettere al centro la dimensione familiare delle persone consente sia di superare la scissione tra produttività del lavoratore e spinta generativa che tanta parte ha nel produrre il «gender gap» che grava sulle donne italiane (e non solo) sia di far fronte adeguatamente al problema del preoccupante tasso di natalità che ormai è al centro dell’agenda delle politiche sociali europee e che condiziona pesantemente l’equilibrio intergenerazionale con i suoi riflessi anche economici.