Università Cattolica del Sacro Cuore

L'importanza di coltivare la gratitudine

 

Essere grati, ringraziare e ricambiare.

La parola «grazie» fa parte del nostro vocabolario quotidiano, tendiamo a pronunciarla quasi in modo automatico, ma quante volte ci siamo fermati a riflettere su questo concetto? Di cosa stiamo realmente parlando? E poi è facile o difficile esprimere gratitudine? È importante per se stessi e per gli altri o invece è superflua?

È su questi interrogativi che Francesca Danioni e Camillo Regalia si sono confrontati nel testo dal titolo Io ti ringrazio: Coltivare la gratitudine per il benessere di tutti, edito dalle Edizioni San Paolo e pubblicato in questi giorni.

Si tratta di un testo che offre al pubblico le più stimolanti riflessioni che la letteratura psicologica ha recentemente messo a disposizione sul tema della gratitudine mettendole in dialogo con diversi spunti tratti dalla vita quotidiana legati ad ambiti differenti, dallo sport, al cinema, alla letteratura.

Veniamo così a sapere ad esempio che il campione serbo Novak Djokovic ha l’abitudine di tenere un «diario della gratitudine», che gli ha consentito di tenere la distanza dai molti impegni e affanni, di prendersi cura della dimensione spirituale e di conciliare lo sport con altri aspetti della vita.

La gratitudine nasce non soltanto da grandi incontri e da grandi doni, ma anche da piccoli gesti della vita quotidiana: in questi casi però occorre non dare per scontato quel che si riceve, non considerarla come superflua e avere occhi per vedere il suo valore. Anche se si esprime con linguaggio discreto è in grado di fare tanto, ha un grande potere, perché è una lente positiva da cui guardare il mondo e rende migliore la nostra esistenza. La gratitudine, quando è veramente tale, è una risorsa vitale per noi stessi, per il nostro benessere, non soltanto quello psicologico ma anche quello fisico, e per le nostre relazioni.

Essa poi si muove come una pietra lanciata nel mare, crea intorno a sé delle onde, un movimento che va lontano, che raggiunge altri: infatti non agisce soltanto nell’animo di chi la prova, ma genera effetti anche nelle relazioni in cui ci siamo immersi.

È perciò importante riconoscerla ma è anche importante sapere che è possibile coltivarla e promuoverla. Anche un buon film, un cartone animato o una favola (e il testo ne offre al proposito alcuni esempi), possono essere buone occasioni per riflettere e incentivare la gratitudine anche dei più piccoli. Coltivare la gratitudine, poi, è possibile anche nei momenti più duri della nostra vita personale e nei periodi più travagliati della vita sociale.

Il testo infine non è privo di alcuni interrogativi e questioni aperte, perché porta gli autori a domandarsi quando la gratitudine può essere rischiosa, e quando l’ingratitudine, che il più delle volte è meritevole di condanna, può essere invece di qualche utilità.