Università Cattolica del Sacro Cuore

"Dal pensiero all'azione": il processo decisionale delle famiglie affidatarie

 

Da più di vent’anni l’affido è la migliore forma di protezione e cura dei minori in caso di incapacità della famiglia ad adempiere ai propri compiti perché consente di proteggere l’essere figli e fornisce al bambino una base sicura e stabile di affetto, in attesa che la sua famiglia naturale possa recuperare la propria funzione originaria. Ma, sebbene negli ultimi anni se ne sia verificato un aumento della diffusione (grazie all’entrata in vigore della legge 149/2001 “Diritto del minore ad una famiglia” che ha apportato modifiche alla precedente legge 184 del 1983 “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori”), ancora oggi il numero di bambini collocati in strutture residenziali è molto elevato (circa 12.000).

Purtroppo a fronte di un costante aumento del numero di minori bisognosi di cure materiali e di affetto al di fuori del proprio nucleo, risulta ancora insufficiente il numero di persone disponibili ad aprirsi a questa pratica, una situazione in cui si rivela di grande importanza lo studio Dal pensiero all’azione: il processo decisionale della famiglie affidatarie, realizzato da Giulia Lopez (psicologa, PhD e assegnista di ricerca) sotto la supervisione di Raffaella Iafrate (Professore Ordinario di Psicologia Sociale e coordinatrice del Corso di Laurea Scienze e Tecniche psicologiche) per comprendere meglio la scelta delle persone che hanno compiuto questo passo. L’approfondimento di questo passaggio, non solo migliora la comprensione del processo di decision making all’affido (grazie all’esplorazione delle prospettive dei genitori affidatari durante fasi diverse dell’esperienza – la preparazione,  i primi momenti, il consolidamento, il termine – e dei fattori facilitanti e ostacolanti), ma mostra anche un significativo risvolto applicativo che si rivelerà prezioso per i servizi coinvolti nella fase di reclutamento  e di accompagnamento di nuovi affidatari. 

La ricerca ha supplito a una carenza di studi sul processo decisionale che porta le famiglie dal pensiero di rendersi disponibili all’azione concreta, un fenomeno complesso che passa attraverso una molteplicità di fasi. Grazie a una metodologia profondamente radicata nei dati e al coinvolgimento di alcuni professionisti esperti del settore, questo studio ha consentito di raggiungere un modello teorico, definito dell’“Agire Generativo”, alla cui base è stato individuato il processo psicosociale dell’agire generatività, che rappresenta la tensione vissuta dai soggetti che si approcciano all’affido e che sono guidati dal desiderio di andare oltre il sé, di spendersi per l’altro e di prendersi cura della generazione successiva, sviluppandosi attraverso una serie di fasi profondamente connotate da un punto di vista socio-relazionale (consapevolezza valoriale, ideazione generativa, accordo generativo, valutazione, intenzione generativa ed azione generativa).

Infine le ipotesi applicative del modello come strumento di supporto nel lavoro con le famiglie potrebbero costituire un possibile “vademecum” operativo per i professionisti dei servizi affidi che si occupano di reperimento, selezione e accompagnamento delle famiglie affidatarie. 

 

Renata Maderna