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Continua la ricerca sul metodo Rondine
Entra nella seconda fase la collaborazione, di grande ricchezza dal punto di vista scientifico ed umano, tra il Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia e l’Associazione Rondine Cittadella della pace di Arezzo, che ha avuto nel 2015 la candidatura italiana al Premio Nobel per La Pace. Al centro la ricerca-azione sul Metodo Rondine, nato 20 anni fa dall’impegno costante dell’Associazione, presieduta da Franco Vaccari, nella riduzione dei conflitti armati nel mondo e nella promozione di una cultura della pace e del dialogo tra i popoli. Il metodo prevede che una ventina di giovani provenienti da Paesi in conflitto tra loro vivano per due anni nel borgo medievale di Rondine, vicino ad Arezzo, dove possano studiare, sperimentare e progettare un futuro di pace e di riconciliazione attraverso un lavoro esperienziale, ma teoricamente fondato, sulla rappresentazione del conflitto e del nemico.
Il metodo Rondine è già stato scientificamente studiato da un’équipe del Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia (composta da R. Iafrate, A. Bertoni e A. Pagani) in una prima fase i cui risultati sono stati presentati nel 2019 all’ambasciata di Washington e pubblicati a nome Iafrate, Bertoni, Pagani e Garuglieri, nel volume di L. Alici “Dentro il conflitto, oltre il nemico” (Il Mulino, 2019). Questa ricerca aveva già mostrato dati incoraggianti sull’efficacia del metodo, grazie a cui aumenta nei giovani la consapevolezza della propria identità e della ricchezza della differenza tra sé e l’altro, il riconoscimento di una comune umanità tra sé e il popolo percepito come “nemico”, nonché l’apertura al dialogo interculturale e interreligioso, con una crescente propensione ai comportamenti prosociali, al perdono e alla generatività sociale.
La nuova fase della ricerca-azione sul metodo prevede uno studio multimetodologico che si svilupperà in due anni e studierà scientificamente l’efficacia del metodo Rondine su una nuova realtà presente a Rondine: 12 giovani provenienti da 4 diverse aree del Mediterraneo (Balcani, Penisola Turca, Medio-Oriente, Nord Africa) con l’obiettivo di andare avanti a formare futuri leader in diversi campi (educativo-culturale, imprenditoriale, socio-relazionale, pastorale) in grado di fare rete tra loro e di poter ricoprire posizioni di rilievo nei propri Paesi di origine, con un bagaglio di competenze e con progetti sostenibili che verranno monitorati e supportati anche dopo il rientro in patria.
I ricercatori del Centro di Ateneo si impegneranno di nuovo con i professionisti di Rondine e questa volta fianco a fianco ai giovani provenienti dai diversi Paesi del Mediterraneo per una lettura dell’esperienza secondo lo sguardo relazionale, che contraddistingue l’approccio di ricerca del Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, dando vita così a un’ulteriore occasione per cogliere la profonda e generativa connessione tra le dimensioni dell’umano: da quella individuale a quella interpersonale, fino a quella gruppale - anche familiare -, intergruppale e sociale.
Renata Maderna