Università Cattolica del Sacro Cuore

Tra la vita e la morte. Curarsi di chi cura

 

Ci sono momenti in cui la famiglia ha particolare bisogno di supporto per affrontare le prove. Una di queste è rappresentata dalla malattia grave di un suo membro specie quando si avvicina alla fase terminale. In questi casi non rimane altro che far conto sulle cure palliative.

L’obiettivo delle cure palliative è promuovere una migliore qualità di vita del paziente che si trova ad affrontare insieme ai suoi cari l’ultimo passaggio che attiva paura e angoscia legate alla perdita della vita.

Ma qual è il vissuto degli operatori delle cure palliative?

L’assistenza di una persona morente e della sua famiglia è un’esperienza professionale che interroga e i professionisti non sempre hanno modo e tempo per riflettere e mettere parola sulle emozioni, azioni, reazioni e vissuti che sperimentano. Essi, se rimangono inespressi, possono sfociare in un malessere individuale e difficoltà relazionali nell’équipe di cura.

È di vitale importanza, perciò, promuovere interventi rivolti a questi operatori per promuovere una migliore relazione di cura che consenta al paziente di vivere al meglio la sua condizione. A questo obiettivo ha cercato di rispondere il percorso di formazione Dedicato a te paziente, dedicato a me operatore in cure palliative domiciliari, patrocinato dalla Società Italiana di Cure Palliative (SICP) e realizzato da un’équipe del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia coordinato da M. Mulè e con la supervisione scientifica di A. Bertoni. Esso ha coinvolto 156 operatori (medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali) delle tre sedi (Ragusa, Siracusa e Trapani) dell’associazione siciliana SAMOT Ragusa Onlus. La formazione si è articolata in quattro incontri per 12 gruppi di operatori, svolti alla fine del 2019. Successivamente sono stati realizzati incontri di follow up online per gli operatori e per i loro supervisori. Il percorso ha adottato metodi e strumenti tipici dell’Enrichment Familiare con l’inserimento di un esercizio di arte terapia che ha sollecitato gli operatori a formulare una dedica a un proprio paziente e una dedica a se stessi come operatori mediante l’uso di parole e di colori.

All’inizio del percorso gli operatori si sono confrontati sul valore delle cure palliative e sull’importanza di lavorare in équipe per una cura globale della persona, hanno lavorato poi sul senso di impotenza e del limite e sulla loro capacità di intervento con i pazienti e i familiari per giungere poi nella parte finale a una visione più approfondita della cura rivolta sia al paziente che a se stessi.

La valutazione dell’intervento ha mostrato che gli operatori hanno raggiunto una maggiore consapevolezza dei propri bisogni e limiti, hanno riscoperto il valore del proprio lavoro, nonché una maggiore fiducia nelle relazioni e nell’équipe di lavoro.